L'amore non toglie la vita by Maura Lombardi

L'amore non toglie la vita by Maura Lombardi

autore:Maura Lombardi [Lombardi, Maura]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biography & Autobiography, Religious
ISBN: 9788852080463
Google: Mu7CDgAAQBAJ
editore: Edizioni Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


XI

Alla mattina, sapendo che dopo il lavoro sarei andata a Volpiano a trovare Giulia, cercavo gli abiti da mettermi con una cura quasi maniacale, in modo da essere il più bella possibile, e anche il più felice. Non volevo che lei mi vedesse trascurata, o peggio ancora sciatta, e che potesse pensare in qualche modo che io fossi abbattuta e avessi perso ogni speranza.

I medici storcevano il naso quando glielo dicevo.

«Non è importante, signora» mi disse uno una volta.

«Sì che è importante. Io devo darle sicurezza, e lei deve convincersi che noi siamo sicuri che lei ce la farà.»

«Sua figlia è in coma…» abbozzò lui.

«Certo. Lo so bene.»

«È assente, per forza di cose…»

«Ma io sento che mi parla, che reagisce al dolore, che mi dice persino se è più preoccupata o meno.»

«È vero. Comunica. Ma lo fa a modo suo.»

«Lo fa in modo che io capisca tutto. Non so se è giusto o sbagliato quello che faccio, ma sento che è l’unica cosa da fare. Ho un mare di dubbi e ci sono delle volte che mi prende lo scoramento e vorrei essere altrove, lontano da tutto, scappata via da questo incubo senza fine. Ma sono qui. E amo mia figlia. E lei ha bisogno di me. Di quello che sono. Semplicemente di quello che sono. Perché sono sua madre.»

Il medico mi guardò sorridendo. «Ha ragione» disse.

«Eh, lo so» mormorai.

«La cosa giusta è quello che dobbiamo fare noi. Non gli altri.»

Il fatto è che da quel maledetto giorno io avevo avuto un mucchio di problemi: avevo perso completamente, per esempio, la capacità di essere creativa, di inventarmi delle cose, degli oggetti strani. E da allora non ho più neanche avuto il senso del freddo e del caldo: posso mettermi una giacca di lana in uno di quei giorni infernali d’estate e non accorgermi di niente.

L’unica cosa che non ho perso è stato l’amor proprio, la mia dignità. Anche per questo sono sempre stata perfetta quando andavo da lei in ospedale, con il mio vestito più elegante, truccata accuratamente. Ci mettevo anche delle mezze ore a scegliermi la gonna o i calzoni giusti, le scarpe con il tacco, le calze senza una smagliatura. Lo facevo per lei. Non volevo che mi vedesse cambiata, diversa da com’ero sempre stata. Mia figlia, che per vestirsi afferrava il primo maglione vecchissimo e consumato che aveva trovato nell’armadio della nonna allacciandosi in fretta i bottoni degli stessi jeans che aveva portato il giorno prima e quello prima ancora, mi prendeva in giro e ci scherzava sopra.

«Mamma fai ridere» mi diceva scappando sulla porta. «E fai in fretta che siamo in ritardo.»

«E perché mai dovrei far ridere se sono ben vestita?»

«Perché si vestono così le signore del secolo scorso.»

«Non dire cretinate! Non ci tieni che tua mamma faccia bella figura?»

«Certo che ci tengo!»

«E allora?»

«Ma così fai ridere, te l’ho detto.»

Adesso invece sono sicura che è contenta, quando mi vede arrivare così dal suo letto d’agonia. Che non pensa più che faccio ridere. Lo so perché è subito più serena appena sente entrare il mio odore nella sua stanza.



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